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Data: 11/09/2017

Obiettivo su Abruzzo e Molise: l’intervento di Del Fattore su Rassegna Sindacale

Obiettivo su Abruzzo e Molise: l’intervento di Del Fattore su Rassegna Sindacale
L’articolo del segretario generale in occasione delle "Giornate del Lavoro"

In occasione delle "Giornate del Lavoro" che la Cgil terrà a Lecce dal 15 al 17 settembre, Rassegna Sindacale ha chiesto ai segretari regionali di spiegare in un breve intervento quanto accade sui loro territori, nelle varie regioni italiane. Nell'articolo che segue Sandro Del Fattore, segretario generale di Cgil Abruzzo e Cgil Molise, parla dunque dei problemi e delle necessità delle due regioni vicine.

 

di Sandro Del Fattore

 

I recenti dati della Svimez ci descrivono una Regione con seri problemi. L'Abruzzo infatti è il fanalino di coda del Centro-Sud. Il Pil nel 2016 segna un meno 0,2 per cento, la produzione industriale subisce una consistente contrazione registrando un meno 2,2 per cento, l'agricoltura è in forte calo. Reggono le imprese che producono per i mercati internazionali e sono concentrate prevalentemente nei settori della farmaceutica e dell'automotive. Il grosso del tessuto produttivo regionale, composto da piccole e medie imprese, vive una situazione di grande difficoltà. Sono imprese rivolte prevalentemente al mercato interno ed hanno risentito e risentono della contrazione della domanda interna che da anni caratterizza la situazione economica del nostro paese. E' del tutto evidente, infatti, che la riduzione della domanda interna, della spesa e degli investimenti pubblici ha colpito prevalentemente le Regioni del Mezzogiorno.
Sono numerose le vertenze, che riguardano anche imprese importanti come Brioni e Honeywell, solo per citarne alcune. Gli strumenti di contrasto alle diverse crisi produttive (aree di crisi complesse, aree di crisi semplice) stentano a decollare e, comunque, gli eventuali interventi di rilancio produttivo non coincidono con la durata e la copertura degli ammortizzatori sociali "riformati" con il job act. Il rischio è la perdita di lavoro di molti lavoratori e lavoratrici. Le dinamiche delle occupazioni e del mercato del lavoro riflettono, in forme più gravi e accentuate, le dinamiche più generali: crollano i contratti di lavoro a tempo indeterminato, crescono quelli a termine e, quindi, l'occupazione precaria.
Inoltre il terremoto ha dato un ulteriore colpo a una situazione già difficile. Sono state colpite una parte della provincia dell'Aquila e una parte consistente della provincia di Teramo. Si tratta prevalentemente di piccoli comuni, di aree interne collinari e di montagna, che erano già a rischio di spopolamento prima del sisma. Aree interne con grandi problemi legati a una difficilissima mobilità, carenti di servizi e attività produttive. E da questo punto di vista è particolarmente grave la scelta che la Giunta Regionale si appresta a compiere sul trasporto pubblico locale. Una scelta che comporta un indebolimento dell'Azienda unica, la prospettiva di una futura privatizzazione, con evidenti ricadute negative sui livelli occupazionali e sui servizi destinati alle aree interne.
L'iniziativa unitaria del sindacato ha prodotto due strumenti importanti: "Il Patto per il lavoro e lo sviluppo", per una programmazione integrata delle risorse comunitarie relative alla programmazione 2014-2020; e la "La Carta di Pescara", tutta orientata a nuove politiche industriali che fanno della ricerca e dell'innovazione il loro requisito principale. Strumenti importanti che stentano però a decollare per le inadempienze e i ritardi dell'amministrazione regionale. Per questo stiamo lavorando unitariamente alla preparazione di una nuova fase di iniziativa e mobilitazione su scala regionale.
Il Molise, diversamente dall'Abruzzo, secondo i dati della Svimez non ha registrato nel 2016 la flessione del Pil. Questo non rappresenta però un'inversione di tendenza, che si presenta ancora assai difficile. La Regione infatti continua a perdere parti importanti del suo già fragile tessuto produttivo. Hanno chiuso i battenti, in pochi anni, aziende storiche della regione: l'Ittierre nel tessile, azienda che negli anni passati aveva operato per grandi marchi nel settore della moda; lo Zuccherificio, che aveva contribuito a dare impulso a tutta l'economia del basso Molise; la Gam, che versa da anni in una situazione di crisi e che oggi si trova a vivere una difficile quanto incerta possibilità di rilancio. La stessa storica area industriale dell'alto Molise, dove sono localizzate piccole e medie aziende anche del metalmeccanico, vive da tempo una condizione di grave crisi. L'area di crisi complessa che insiste su quel territorio stenta a decollare. Molti lavoratori e lavoratrici hanno già esaurito gli ammortizzatori sociali; tanti altri, a partire dalla Gam, rischiano di esaurirli nei prossimi mesi. Inoltre crollano i contratti a tempo indeterminato e crescono quelli a termine e precari. Il sistema di Welfare regionale è assai fragile e le scelte della Giunta sulla riorganizzazione del servizio sanitario rischiano di smantellare le strutture pubbliche a vantaggio del privato convenzionato.
Anche il Molise vive l'emergenza delle aree interne: spopolamento, tanti giovani che abbandonano la loro terra, carenza di servizi, difficoltà negli spostamenti, problemi di dissesto idrogeologico. La Giunta Regionale non ha mai risposto adeguatamente alla complessità dei problemi che il Molise presenta, per questo stiamo lavorando per ottobre a una grande iniziativa che coinvolgerà tanti sindaci, associazioni, dipartimenti dell'Università molisana, nella quale presenteremo la nostra piattaforma sul lavoro e lo sviluppo, tra cui prenderanno corpo vertenze e mobilitazioni unitarie.
Ci sono pero due grandi questioni che riguardano sia l'Abruzzo che il Molise, come tutte le altre Regioni del Mezzogiorno. Noi ci siamo battuti per una corretta programmazione dei fondi comunitari, emerge però un grande problema. Negli ultimi anni sono state sottratte alle Regioni del Mezzogiorno le risorse ordinarie, in particolare quelle in conto capitale decisive per gli investimenti delle infrastrutture, nella formazione, nella ricerca, nelle politiche industriali.

E' noto che le risorse comunitarie funzionano al meglio se si integrano con quelle ordinarie. Se, come sta avvenendo da anni, diventano invece sostitutive, si riducono molto i loro effetti sul territorio. Ecco la necessità di battersi per riaprire il flusso delle risorse ordinarie verso il Mezzogiorno. Altrimenti si rischia la definitiva marginalità di aree fondamentali per lo sviluppo del paese. In secondo luogo, i criteri di accesso alle risorse destinate al sistema universitario stanno penalizzando le Università del Centro Sud. Si stanno favorendo poche "eccellenze" e si penalizza l'intero sistema universitario, in particolare del Mezzogiorno. Se non si inverte questa tendenza non solo tanti giovani continueranno ad emigrare ma sarà sempre più difficile promuovere per il Mezzogiorno uno sviluppo di qualità e si approfondiranno le differenze tra i diversi territori del paese.


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