Quello che riportiamo è un articolo pubblicato stamattina dal quotidiano on-line "Abruzzoweb" e che tratta, fra gli altri temi, di uno degli effetti peggiori che l'attacco al welfare degli ultimi anni ha prodotto ai danni delle fasce più povere della popolazione, ovvero l'impossibilità per tanti anziani con pensioni basse di curarsi e provvedere alla propria salute, e tutto ciò in una fase della vita in cui questo diventa indispensabile. Di seguito il testo dell'articolo.
<In fondo a 60mila pensionati abruzzesi interessa poco se l'ospedale della loro città sarà di primo o secondo livello, visto in ogni caso che dichiarano di non avere più soldi per curarsi>.
La sferzante considerazione è del segretario regionale della Spi Cgil, Antonio Iovito, alla vigilia di LiberEtà, la festa nazionale del mensile del sindacato che quest'anno si svolgerà a L'Aquila e nella frazione di Paganica, da oggi fino a venerdì 1° luglio.
La povertà dei pensionati sarà ovviamente al centro delle riflessioni e dibattiti della tre giorni, a cui prederanno parte il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso, oggi in città, il segretario nazionale Spi Cgil, Attilio Arseni, e l'ex ministro Fabrizio Barca.
Liberetà sarà però anche una tre giorni di svago e cultura, con musicisti del calibro di Eugenio Bennato, con il coinvolgimento degli street artist di fama nazionale e internazionale richiamati all'Aquila dal progetto Re_acto, con mostre fotografiche, premi letterari e cinematografici, visite guidate ed escursioni, degustazioni di prodotti genuini e a filiera corta.
Ma i momenti di svago e socialità non potranno certo addolcire più di tanto un'emergenza fotografata dai numeri, su scala regionale e nazionale. Oltre il 50% dei pensionati abruzzesi non supera infatti 500 euro di assegno mensile, il 75% non supera i 1.000 euro. Le pensioni minime sono complessivamente oltre 116mila.
Allargando lo sguardo in Italia, i pensionati con un reddito da pensione inferiore a 500 euro erano 2.037.701, numero fornito dal premier Matteo Renzi quando ad aprile aveva annunciato l'ipotesi di assegnare gli 80 euro mensili proprio ai pensionati poveri. Una vergogna anche per l'Unione europea, che però con le sue politiche di austerity non ha fatto altro che peggiorare la situazione. E a tal proposito il segretario nazionale, Attilio Arseni, lancia un duro j'accuse al governo.
<La verità è che in questi anni i pensionati - spiega Arseni ad Abruzzoweb - sono stati il bancomat del governo. È una condizione assolutamente inaccettabile sia da un punto di vista etico che normativo perché è stata bloccata la rivalutazione delle pensioni, e perché comunque tutti i servizi afferenti anche alla situazione di difficoltà delle persone anziane in Italia vengono trascurati, e parlo per esempio della sanità e di altri servizi essenziali. Siamo al punto - aggiunge Arseni - che le pensioni più basse non riescono a superare quel limite necessario per la sopravvivenza, e a maggior ragione il governo dovrebbe aprire un confronto serio con i sindacati, perché noi abbiamo delle proposte serie e sostenibili: i tavoli non servono a nulla se non producono risultati concreti>.
Una nuova emergenza, particolarmente acuta nelle aree interne dell'Abruzzo dov'è aumentata la concentrazione dei pensionati con la minima, aggiunge il segretario regionale Iovito, è quella delle cure sanitarie. <Su un numero complessivo di 350mila pensionati abruzzesi circa 60mila, in base a una recente indagine del Censis, rinunciano a curarsi, a comprare medicine. Ovviamente buona parte di loro sono pensionati con la pensione minima. Prime vittime di liste d'attesa infinite, privatizzazione di fatto di molte prestazioni, costi dei farmaci che aumentano e non sono coperti dal sistema sanitario nazionale, non essendo salvavita, ma anche dell'aumento dei costi del trasporto pubblico e di altre spese logistiche>. Incide anche la cattiva alimentazione di tanti pensionati che non hanno i soldi per fare la spesa. I tanto decantati prodotti biologici, genuini e a filiera corta, sono infatti appannaggio di classi sociali ben più elevate.
Iovito lascia intendere infine che la polemica intorno al Piano sanitario regionale, che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera, lascia il tempo che trova dal punto di vista dei pensionati alla fame, e interessa forse di più i politici dei vari territori e il numero di posti da primario di nomina politica.