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Data: 03/10/2017

Più vulnerabili e pessimisti mentre crescono le diseguaglianze: la ricerca Tecnè-Fondazione Di Vittorio

Più vulnerabili e pessimisti mentre crescono le diseguaglianze: la ricerca Tecnè-Fondazione Di Vittorio
Per tre italiani su dieci la situazione è peggiorata rispetto a un anno fa, il lavoro non protegge più dal rischio povertà

Ci sono numeri che non misurano soltanto fatti oggettivi, freddi, ma che illustrano anche lo stato di salute e l'umore di un paese e di una comunità, che aiutano a comprenderne i problemi sociali e più in generale a capire la condizione delle persone.
Su uno di questi dati - l'indice della fiducia economica - è centrata una ricerca condotta da Tecnè e Fondazione Di Vittorio (che alleghiamo integralmente). Uno studio dal quale, più che un miglioramento effettivo delle condizioni economiche degli italiani, emerge che il processo di deterioramento socio-economico rallenta ma anche che permane un sentimento diffuso di sfiducia che certo non aiuta la ripresa dell'economia e del lavoro.
Dati che non stupiscono, osservano i ricercatori, visti i livelli ancora elevati di disoccupazione, il numero altissimo delle persone in povertà o che rinunciano a curarsi per mancanza di mezzi. Problemi cui si aggiunge l'area di "fragilità economica e sociale" composta in larga parte di persone con un reddito appena sufficiente a tirare la giornata e alle quali basta un evento imprevisto (per esempio una separazione o una malattia grave) per cadere nella povertà.
Per stare alla ricerca: l'indice della situazione economica personale rispetto a quattro anni fa è lentamente migliorato, ma i numeri restano negativi. Se l'indice permane sotto quota 50, come in realtà accade dall'inizio della crisi, vuol dire che le persone che vedono peggiorare la loro condizione sono ancora molte di più di quante, al contrario, la migliorano. Comunque sia la lieve ripresa non è dovuta al fatto che le persone ritengono in crescita il loro benessere e le loro aspettative (ne sono convinti soltanto il 6% degli intervistati) ma soprattutto al fatto che nell'ultimo anno il 62% ha visto almeno stabilizzarsi il suo status socio-economico. Oltretutto nel secondo trimestre del 2017 il 32% degli intervistati ha affermato che la propria situazione economica è peggiorata (l'anno scorso il 27%), un dato che fa scendere l'indice da 44 a 43, molto lontano da quel 50 che rappresenta la condizione di stabilità. D'altronde anche l'Istat, pur utilizzando metodologie di calcolo diverse, ha rilevato dinamiche analoghe a quelle dello studio Tecnè-Fondazione Di Vittorio, con un evidente saldo negativo tra quanti, rispetto a un anno fa, vedono migliorata la propria condizione economica e quanti, al contrario, dichiarano un peggioramento (per l'Istat 5,5% contro 33,9%).
Fatto è che un periodo di crisi così lungo, unito al permanere di condizione difficili per tante persone e famiglie, non può che portare a guardare con pessimismo i prossimi 12 mesi. Il 20% degli intervistati teme infatti un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni economiche, il 70% pensa che non cambierà nulla e solo il 10% si aspetta di migliorare. In questo quadro solo il 4% si sente economicamente e socialmente più sicuro rispetto a un anno fa, mentre il 24% si percepisce più vulnerabile e fragile. Nel complesso, dunque, solo il 22% vive una condizione di serenità economica e sociale, mentre il 46% dichiara di trovarsi in una condizione di equilibrio instabile e il 32% vive costanti o gravi difficoltà economiche.
Per concludere il tema del lavoro, che svolge ancora un effetto positivo ma in modo meno accentuato rispetto al passato. Se fra i lavoratori dipendenti scende al 20% la quota di chi si vede con difficoltà economiche, sale invece al 58% la percentuale di chi si sente poco tranquillo, in equilibrio instabile. Si tratta di un fenomeno già noto e che trova un'ennesima conferma in questi dati, laddove il lavoro si impoverisce e si precarizza contribuendo a creare un effetto diffuso di scarsa fiducia, basato fortemente anche sul crescere delle diseguaglianze.
Le stesse diseguaglianze che vengono riconosciute come un fattore della crisi e che frenano la ripresa. Al punto che il 71% di coloro che si considerano in gravi difficoltà economiche ha affermato che la situazione è ulteriormente peggiorata rispetto a un anno fa, mentre circa un quarto di chi vive più serenamente dice di averla migliorata. L'ascensore sociale rispetto al periodo pre-crisi quindi si è bloccato per il 55% delle persone, sale soltanto per un ristretto 7% che dichiara di aver migliorato la propria condizione e scende per il 38% degli intervistati.


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