La segreteria regionale della Slc Cgil è intervenuta oggi sull'operazione con la quale il governo sta modificando l'assetto azionario e di controllo di Poste Italiane, una delle aziende fondamentali per il futuro di questo Paese.
Ad informare della presa di posizione della Slc Abruzzo à stato il segretario generale Sergio Di Marcantonio, che ha diffuso il comunicato che di seguito pubblichiamo.
<Dopo un susseguirsi di voci, dichiarazioni pubbliche, articoli a mezzo stampa - afferma la segreteria della Slc Abruzzo - siamo nuovamente alla fase in cui il governo ha fretta di fare cassa. Con la logica del prendi i soldi e scappa utilizza un asset strategico per il paese come Poste Italiane, senza alcuna logica di prospettiva e senza alcuna idea di sviluppo industriale dell'azienda.
Attraverso due operazioni sposta il 35% delle azioni di Poste Italiane dal Ministero del Tesoro a Cassa Depositi e Prestiti, inoltre prevede una collocazione sul mercato del restante 30%, limitando a solo il 35% le quote di proprietà del Ministero del Tesoro.
A pensar male questa operazione delinea una pericolosa volontà di spacchettamento della Società, che ha sempre fatto dell'unicità del gruppo la propria forza e la propria ricchezza. Non possiamo esimerci dal ricordare che Poste Italiane eroga servizi a 30 milioni di italiani (dunque un soggetto strategico anche in un'ottica di digitalizzazione della pubblica amministrazione, ricordiamo gli annunci del premier sull'agenda digitale) e con i suoi 140.000 dipendenti è la più grande azienda nel Paese.
Tutto ciò avviene nel mezzo di un piano di riorganizzazione aziendale "Poste 2020", avvallato in gran parte anche dall'AGCOM, che presenta manifeste criticità di applicazione e che ha prodotto innumerevoli cause e ricorsi da parte di molti Comuni in Piemonte e in tutta Italia.
Ricordiamo che i dipendenti di Poste Italiane, ad oggi, utilizzano un fondo per il sostegno al reddito che li garantisce sino a un massimo di 5 anni - conclude la Slc abruzzese - temiamo però che si riveli insufficiente per la portata dell'impatto sociale possibile. Temiamo fortemente ricadute dirette sull'occupazione e di certo il decadimento della qualità dei servizi erogati alla cittadinanza. Ribadiamo con forza che Poste Italiane deve restare a maggioranza pubblica>.