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Data: 16/12/2014

Province: il flop della riforma, dopo il picchetto si occupano le sedi

Province: il flop della riforma, dopo il picchetto si occupano le sedi
Indefinite le attribuzioni dell’ente e il futuro dei dipendenti: da ricollocare in Abruzzo sono in 725

<Il riordino territoriale poteva essere il banco di prova del governo innovatore. Invece si sta rivelando il suo più clamoroso fallimento>.

E' il duro giudizio dei sindacati del lavoro pubblico (Fp Cgil, Fp Cisl e Fpl Uil), che dopo aver lanciato l'allarme sulla vicenda delle Province e del loro personale hanno tenuto un presidio unitario a Roma, in piazza delle Cinque Lune, nei pressi del Senato, dove prosegue la discussione della Legge di Stabilità.

Una protesta che si rafforza dopo gli emendamenti del governo, che i sindacati hanno definito inaccettabili, anche perché <sul riordino delle funzioni c’è buio totale, mentre si vedono benissimo i tagli alle risorse, per 3 miliardi da qui al 2017, insieme al caos sul destino di 56.000 lavoratori allo sbando e al divieto di prorogare i 2.500 contratti precari, con l’inevitabile impossibilità di garantire i servizi>.

D'altra parte la riforma e il passaggio di competenze alle Regioni comporterà in Abruzzo, nelle quattro Province, un esubero del personale a tempo indeterminato pari a 725 unità. Un numero calcolato dall'Upi, l'Unione delle Province Italiane, basandosi sui criteri fissati nella riforma Delrio. In particolare L'Aquila perderebbe 263 dipendenti, Teramo 160, Chieti 152, Pescara 150. Quale sarà il loro destino? Troveranno posto in Regione? Nei Comuni? Dove?

Così, mentre i sindacati nazionali annunciano per venerdì 19 dicembre l'occupazione di tutte le sedi provinciali e sit-in davanti alle Regioni <affinché difendano i servizi ai cittadini>, si continua ad assicurare che nessuno sarà licenziato. Una questione tuttavia sulla quale regna ancora una grande confusione, anche perché, mentre la Regione Abruzzo deve decidere quali deleghe riprendersi, ne ha assegnate altre alle Province, che però le hanno bocciate rimandando la proposta al mittente.

<Comunque le si vorrà chiamare - denunciano Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio - che a livello nazionale guidano Fp Cgil, Fp Cisl e Fpl Uil - le Province saranno scatole vuote, prive di risorse economiche e professionali. Non c'è nessuna garanzia per le professionalità in servizio di trovare una nuova collocazione che le valorizzi, né per i cittadini di continuare ad avere un soggetto istituzionale in grado di provvedere alla sicurezza degli edifici scolastici, alla tutela ambientale, alle politiche attive per il lavoro, alla manutenzione della rete stradale. Da parte nostra - concludono - proseguiremo la mobilitazione, anche occupando le sedi istituzionali competenti, fino a quando non avremo riposte certe sul futuro del personale e dei servizi>.

 

 


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