Quella che alleghiamo in questa pagina è l'indagine che il Cresa, il Centro di ricerche economiche e sociali delle Camere di commercio abruzzesi, ha da poco pubblicato sul tema della qualità del lavoro in questa regione.
Dopo aver esaminato altri argomenti quali la salute, l'istruzione e la formazione, questa serie di ricerche chiamata "ABruzzESi" continua dunque con un focus dedicato a questo tema fondamentale. D'altra parte la qualità del lavoro è uno degli aspetti che concorrono a determinare il grado di benessere di una comunità, influenzandone una crescita se possibile equa e sostenibile. Nel report del Cresa si parla dell'andamento del mercato del lavoro, di lavoro irregolare, di trasformazione di rapporti instabili in stabili, di precarietà di lungo periodo, di part-time involontario, di lavoratori sovra istruiti, di paghe basse, di insicurezza dell'occupazione o di soddisfazione, al contrario, per il lavoro svolto.
Così, detto che in questa regione la qualità dell'occupazione resta abbastanza bassa anche se l'Abruzzo segnala valori migliori di quelli del Mezzogiorno (ma ancora inferiori a quelli medi nazionali), i ricercatori pongono l'accento sul fatto che la situazione complessiva, nonostante un consistente incremento dell'occupazione femminile, resta sbilanciata a favore degli uomini. Nel 2017 a detta del Cresa sono aumentate in particolare le forze lavoro tra 15 e 64 anni (544mila unità) per effetto di una crescita del numero degli occupati, a partire dalle donne, unitamente alla riduzione dei disoccupati (65mila). Il tasso di attività poi, ovvero il rapporto tra persone in età di lavoro (15-64 anni) e la popolazione, in Abruzzo è del 64,5%: un dato inferiore alla media nazionale.
Sono cifre che raccontano un mercato del lavoro con aspetti che potremmo definire "di genere" anche considerando un altro paio di numeri: quello relativo al tasso di occupazione, cioè il rapporto tra gli occupati e la popolazione, che nel 2017 è aumentato di oltre un punto percentuale rispetto all'anno precedente (uomini 68,6%, donne 45,1%) ma che resta per entrambi i generi sotto i valori delle regioni più sviluppate. Oppure quello sul tasso di disoccupazione (uomini 9,2%, donne 15,3%), che è sceso dello 0,6% e si è allineato per gli uomini al valore del centro Italia, mentre in Abruzzo lavorano molte più donne (percentualmente) che nelle regioni meridionali.
Detto questo torniamo alla qualità del lavoro in questa regione, che non risente (in positivo) dei segnali di risveglio dell'occupazione. E qui torna sotto i riflettori un mercato del lavoro fatto in larghi pezzi da occupazioni precarie, saltuarie, a termine, di part-time tutt'altro che volontari. I lavoratori irregolari - quelli le cui posizioni non rispettano la normativa vigente in materia di lavoro, fiscale e contributiva - incidono infatti per il 15,7% sul totale degli occupati, una stima fatta già nel 2014 e superiore al 13,3% della media nazionale. Inoltre la percentuale di occupati il cui rapporto di lavoro viene stabilizzato entro un anno è in discesa rispetto ad alcuni anni fa (già nel 2014, anno di partenza del focus, in Abruzzo era del 10,3% per gli uomini rispetto alla media nazionale del 22,4%, mentre per le donne era ferma al 6,3%: 18,7% in Italia). Nel frattempo i cosiddetti "precari permanenti" o "di lungo periodo" sono saliti dal 20,1% al 20,7%, e anche qui ne escono penalizzate le donne (da 20,8% a 23,9%: media nazionale stabile al 21,1%) rispetto agli uomini, che anzi stanno un pochino meglio (dal 19,1% al 17,7%, dati migliori della media italiana).
Si diceva infine del part-time involontario. Ovviamente anche questo è un fenomeno più femminile (interessa il 21,6% delle occupate e il 5,6% degli occupati) e i numeri sono in forte aumento. Accade anche ai lavoratori sovra istruiti, quelli cioè che possiedono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate: circa 3 su 10.
Quanto alle retribuzioni, negli ultimi anni la percentuale dei lavoratori con bassa paga - così i ricercatori definiscono una retribuzione oraria inferiore ai 2/3 di quella mediana sul totale dei dipendenti - per gli uomini è scesa dal 7,3% al 6,1%, mentre per le donne occupate è salita dal 13,8% al 15,3%. Cresce infine la percezione dell'insicurezza dell'occupazione (Abruzzo 10,9%, Italia 8,6%), definibile come l'opinione dei lavoratori circa la probabilità di perdere il lavoro attuale e di non trovarne un altro simile nei successivi sei mesi. Per quanto riguarda la soddisfazione per il lavoro svolto, sia le donne che gli uomini abruzzesi si mostrano comunque discretamente soddisfatti (7,3 in una scala da 0 a 10), come nella maggior parte delle regioni italiane, con valori allineati alla media nazionale. Almeno quelli che possono contare su un lavoro abbastanza stabile e giustamente retribuito.
P.S. In allegato il rapporto del Cresa