Data: 30/10/2015
Rapporto Svimez: il Sud arranca, l’Abruzzo quasi
Il confronto tra i numeri della nostra regione e le grandi aree italiane
<I dati diffusi da Svimez confermano il divario e il dualismo che caratterizza l'economia, i settori produttivi e le dinamiche sociali del nostro Paese>, insieme <all'inefficacia delle politiche di coesione messe in campo finora>. Politiche tali che <la legge di stabilità in discussione, che ignora il Mezzogiorno, deve costituire l'occasione per definire un primissimo perimetro possibile degli interventi, anche per evitare che il governo continui sulla strada sbagliata>. Sono prese a prestito dalla Cgil nazionale le parole che abbiamo usato per introdurre il "Rapporto Svimez 2015 sull'economia del Mezzogiorno", una ricerca che parla di <caduta dell'occupazione, crescita negativa e un crollo degli investimenti ininterrotto dal 2008 ad oggi, di calo delle esportazioni e dei consumi, di aumento della povertà: tutti elementi tra loro comuni che confermano la tendenza alla frattura sociale ed economica della penisola>. Fatto è che non saranno la previsione di un Pil in lieve crescita e un primo dato sugli occupati nel 2015 <a permettere di recuperare il divario che si è determinato nei sei anni passati>, per colmare il quale c'è bisogno invece di scelte concrete e chiare, di rimettere il Mezzogiorno al centro dell'agenda politica. Vanno cambiate dunque politiche di coesione inefficaci, <che hanno affidato impropriamente ai fondi strutturali obiettivi di crescita e di superamento del divario, facendo venire meno il carattere di addizionalità e di complementarietà rispetto agli interventi di carattere ordinario>, che vanno sostituite (tra gli altri) con interventi di <selettività degli incentivi, fiscalità di vantaggio, credito d'imposta per investimenti in ricerca e innovazione, rafforzamento della dotazione del Fondo Sviluppo e Coesione...>. La Cgil da parte sua resta convinta che <non sarà certo una dinamica spontanea e legata all'invocata e auspicata inversione del ciclo economico a determinare le condizioni per il superamento della frattura tra le aree del Paese. Serve invece una strategia pluriennale coerente con la programmazione dei fondi comunitari, insieme a un luogo istituzionale in cui lo Stato e le Regioni orientino le loro politiche e l'utilizzo delle risorse, anche con dinamiche sovra-regionali>. Quindi <politiche di sviluppo e investimenti pubblici in grado di rialzare la curva discendente dell'occupazione, che rafforzino i diritti di cittadinanza e le infrastrutture immateriali a partire da università e ricerca. Serve cioè... un progetto complessivo per il Sud che abbia tempistica almeno quinquennale, governance inter-istituzionale e risorse aggiuntive>. Decisioni politiche e governative dunque, che riportino al centro della scena quelle regioni meridionali che la politica nazionale sembra aver dimenticato da troppo tempo. Per quanto ci riguarda aggiungiamo a queste considerazioni di carattere generale due elementi di informazione e conoscenza: la sintesi del rapporto diffusa dallo stesso Svimez (in allegato) e una tabella predisposta per mettere a confronto i dati dell'Abruzzo con quelli delle grandi aree economiche e sociali italiane: il sud e il centro-nord.
I NUMERI A CONFRONTO
Abruzzo Mezzogiorno Centro-Nord
Pil 2014 (var. % rispetto all'anno precedente, anno di riferimento 2010) 30.567,5 355.049,3 1.259.661,7 80,2 79,2 80,1 85,1 83,9 84,9
Mercato del lavoro
Occupazione (variazione assoluta 2014 - migliaia di unità) -13,5 -36,9 -89,9 22.401 127.622 532.080
Distribuzione dei redditi, povertà, benessere
Percentuale di individui che percepiscono al massimo il 20% del reddito medio regionale
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