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Data: 22/02/2017

Referendum: in Abruzzo tre milioni di voucher. Per creare lavoro c’è bisogno di innovazione e qualità

Referendum: in Abruzzo tre milioni di voucher. Per creare lavoro c’è bisogno di innovazione e qualità
La campagna della Cgil per eliminare norme inique e sbagliate

Le idee e le battaglie viaggiano anche a bordo di camper. Come quelli del Comitato per il Sì che da oggi percorreranno l'Italia a sostegno dei due referendum promossi dalla Cgil per cancellare i voucher e per la responsabilità solidale negli appalti. Un appuntamento con le urne che il sindacato ha chiesto al governo di fissare al più presto, tenendo insieme i referendum e le elezioni amministrative della prossima primavera.
Così, mentre la campagna referendaria prosegue anche in Abruzzo (prossimo appuntamento a Teramo, il 24 febbraio, con l'assemblea generale della Camera del lavoro cui interverrà Gianna Fracassi) anche in questa regione la mobilitazione poggia su numeri e vicende che raccontano l'affanno di tante persone, di un mondo del lavoro dove la precarietà si allarga coinvolgendo pezzi di società sempre più ampi.
L'esempio peggiore sono i voucher, gli oltre 3 milioni di "titoli" che in Abruzzo sono stati utilizzati nel 2016, con un abuso che di anno si è fatto sempre più esteso e disinvolto. Che spazia in ogni ambito lavorativo (industria, servizi, edilizia, ecc.) e che interessa di più, come ha ricordato il segretario generale della Cgil Abruzzo, Sandro Del Fattore, in occasione della recente apertura a Chieti della campagna referendaria, la fascia di età tra i 30 e i 45 anni: altro che lavori saltuari e occasionali! L'ennesima smentita di un'altra leggenda: quella secondo cui i voucher farebbero emergere il lavoro nero, ne favorirebbero la venuta alla luce. Il che non soltanto non è vero, come dimostrano i fatti di ogni giorno, ma anzi rafforza la convinzione che il lavoro saltuario e occasionale va regolato, disciplinandolo con norme e leggi. A seguire l'altro referendum, sulla responsabilità solidale negli appalti. Il segretario regionale della Cgil l'ha definito <una battaglia per la dignità e la libertà del lavoro>, una mobilitazione per dare diritti a chi rischia di perdere tutto a causa di subappalti, esternalizzazioni o cambi di appaltatore.
E neppure si può dimenticare il terzo referendum promosso dalla Cgil e bocciato dalla Consulta: quello sui licenziamenti illegittimi. Un argomento sul quale Del Fattore ha espresso un parere molto netto: <Per quanto ci riguarda riteniamo che il quesito referendario era giuridicamente in linea anche con precedenti pronunce della Consulta. Faremo il possibile affinché le tutele siano uguali per tutti, quello che c'è di indeterminato è solo il momento in cui ci si libera del lavoratore>.
Intanto, mentre per la Carta dei diritti universali del lavoro presentata dalla Cgil si avvia alla discussione parlamentare, prosegue una campagna referendaria che punta a eliminare norme che hanno manomesso i diritti senza risolvere nulla, anzi acuendo i problemi delle persone e delle famiglie.
Sandro Del Fattore si è chiesto all'assemblea regionale di Chieti: ci sono stati crescita e sviluppo abbassando l'asticella dei diritti? No, ovviamente, perché il problema non è il costo del lavoro ma la produttività complessiva del lavoro, la creatività, l'innovazione dei prodotti. Se si vuole riprendere a crescere c'è bisogno di un investimento massiccio in formazione, nelle università e nelle scuole soprattutto del Sud. Abruzzo compreso. Di puntare allo sviluppo qualitativo del sistema produttivo.
D'altra parte l'export da solo non basta. Se nei mesi scorsi i prezzi al consumo erano diminuiti (-0,1%, la cosiddetta deflazione, che non si vedeva dal 1959), e se il mercato interno, italiano, vale i 2/3 del fatturato, allora l'unica via di uscita è rilanciare l'occupazione, far crescere salari e consumi, promuovere gli investimenti. Anche con un piano straordinario come quello elaborato dalla Cgil.
Fatto è che <i nostri temi non possono essere evasi - concluse il segretario generale dell'Abruzzo - la campagna referendaria proseguirà e noi continueremo a chiedere la data in cui tenere i referendum. Possiamo farcela: con due sì sarà davvero un'altra Italia>.


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