Data: 09/08/2017
Sanità: il presidente D’Alfonso sbaglia, servono investimenti e personale nel settore pubblico
Ranieri: i costi non si riducono diminuendo l'offerta ma riorganizzando i servizi
di Carmine Ranieri, responsabile Sanità Cgil Abruzzo
Non sono condivisibili le affermazioni del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, nella recente intervista al quotidiano Il Centro. Il presidente sostiene che sarebbe sbagliato fare più assunzioni nel pubblico e investire in macchinari per abbattere le enormi liste di attesa nella sanità perché nel pubblico <c'è un mondo interessato a organizzare i ritardi che non vuole la puntualità>. Qualora le affermazioni del presidente fossero vere egli, in virtù del ruolo istituzionale che ricopre, dovrebbe immediatamente dare direttive affinché i direttori generali delle Asl, nominati proprio dalla giunta da lui presieduta, provvedano ad indagare su tale fenomeno di malasanità (che potrebbe avere persino rilievi di natura penale) e punti a dare la massima efficienza all'organizzazione sanitaria per abbattere le liste di attesa. Fare affermazioni generiche su una questione delicata come questa offende la dignità di tanti operatori della sanità pubblica, che in condizioni di estrema difficoltà e con assoluta abnegazione garantiscono ogni giorno le cure ai cittadini abruzzesi. Oltre ciò, credo sia utile riferire che i direttori delle Asl, bracci operativi della Regione Abruzzo, hanno stimato la carenza di oltre 2.000 unità di personale nella sanità pubblica, motivo per il quale molti reparti ospedalieri vengono chiusi o accorpati nel periodo estivo, per garantire un minimo di ferie al personale. Forse il presidente dimentica che nelle Asl abruzzesi spesso non si riescono a rispettare le norme derivanti dalle direttive europee sull'orario di lavoro dei medici. E ciò avviene proprio per la forte carenza di personale. Se poi parliamo di conti, dobbiamo dire - come risulta dai documenti ufficiali - che la Regione Abruzzo ha rispettato i tetti di spesa sul personale delle Asl, tuttavia sfora e produce deficit proprio nel suo intreccio con i privati: extrabudget alle cliniche private, spesa farmaceutica fuori controllo, spese per beni e servizi. La Regione dovrebbe fare esattamente il contrario di ciò che propone il presidente: investire sul personale e sulle tecnologie che potrebbero rilanciare la capacità competitiva della struttura pubblica, estendere e rimodulare i tempi e gli orari delle prestazioni e ridurre le liste di attesa. Non fare ciò, al contrario, fa sì che aumentino le liste di attesa e contestualmente lievitino i costi. Si deve tenere conto che la sanità ha forti costi fissi, che non si riducono con la diminuzione dell'offerta pubblica. Non investire nella sanità pubblica significa lasciare alti costi del pubblico e aumentare contestualmente il costo della sanità privata accreditata. La Regione per di più non sta affatto intervenendo sullo sviluppo della rete territoriale pubblica socio-sanitaria, che deve consentire una diversa e integrata relazione tra distretti, case della salute e medici di famiglia, per ridurre gli accessi all'ospedale inteso quale unico centro di riferimento per il cittadino. E' per questi motivi che ritengo pesanti le affermazioni del presidente e auspico che le polemiche innescate dalla sua intervista sul tema della sanità lo conducano a un maggiore approfondimento e attenzione alla tematica. |
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