Quello che pubblichiamo di seguito è l'intervento di un'insegnante precaria abruzzese. Una docente che fa parte dell'esercito di coloro che aspettano di poter guardare il futuro con un minimo di sicurezza e che venerdì scorso a Pescara, dal palco montato a piazza Sacro Cuore per il comizio che ha chiuso la manifestazione regionale e lo sciopero generale, ha potuto esprimere la propria rabbia e le proprie speranze. Quelle che accomunano Simona Antonelli, insegnante precaria della scuola primaria, a tantissimi suo colleghi. In Abruzzo come in tutta Italia.
<...Siamo qui per contestare una legge di stabilità che sottrae risorse al sistema dell'istruzione e della formazione - ha osservato dal palco Simona Antonelli - una legge che non dà nulla al diritto allo studio e che non è in linea, tra l'altro, con il dettato costituzionale, articolo 3 comma 2, che recita: "Compito della Repubblica è quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Per la docente <l'attuale governo sta limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impoverendo la scuola, con la conseguenza di un abbassamento di qualità che investe in un futuro di disequilibri economici e sociali. Il segnale d'allarme è già evidente con la forte migrazione dal nostro Paese di molte competenze ed eccellenze, giovanili e non>.
<Tornando nell'ambito specifico della scuola - ha continuato - si sono perse tre generazioni grazie anche all'assenza di regole giuste ed equilibrate per intraprendere in modo professionale una carriera scolastica: una parte di docenti vive un perenne precariato, coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato non sono stati incoraggiati alla formazione professionale, nell'ambito dei comparti universitari e dell'alta formazione artistica c'è l'utilizzo di contratti atipici per ricoprire insegnamenti previsti nei piani didattici utilizzando persone dietro compensi di 2.000 o 3.000 euro all'anno. Bisogna restituire le risorse tolte al Fondo di finanziamento ordinario delle Università>.
Circa la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sui precari, si tratta di una decisione che <sancisce un concetto fondamentale: che i lavoratori italiani non hanno avuto in questi anni la certezza della quantità delle reiterazioni dei contratti a tempo determinato, e che i posti vacanti sono stati ricoperti senza un vero progetto che desse dignità ai tanti lavoratori, senza proporre un'idea di reale sviluppo dell'intero settore. Questa sentenza non può non far nascere un confronto politico su quanto è successo, si deve affrontare subito e con fatti concreti la drammatica situazione di lavoro in cui sono state relegate tante persone, costruendo un sistema di regole chiare e di sviluppo perché questo Paese riprenda a crescere economicamente, ma soprattutto culturalmente. Bisogna investire sull'istruzione, sui professionisti e sulle strutture. In tutta risposta, nonostante il disastro del terremoto, nella nostra regione dal 2009 ad oggi sono andate perse 94 istituzioni scolastiche e sono stati tagliati 5.232 posti di lavoro>.
E' anche per questi motivi che <oggi è ancora più difficile garantire il servizio, la vigilanza e la sicurezza degli alunni, con una media regionale di soli 2 collaboratori per edificio scolastico (la provincia di Teramo ha una media inferiore a due). A Pescara inoltre ci sono le due scuole più affollate dell'intera regione: una con 1.839 alunni, l'altra con 1.771. E ci sono altre scuole con più di 1.500 alunni. Questo è il prezzo pagato alla riforma Gelmini e adesso, con la legge di stabilità, si prevedono ulteriori tagli agli organici del personale ausiliario e amministrativo>.
Dunque <siamo qui anche per contestare un piano del governo che non contiene una vera idea di miglioramento e di sviluppo della scuola pubblica, ma una revisione del rapporto di lavoro dei docenti senza contrattazione con il sindacato e con il ricorso al finanziamento dei privati. Bisogna affrontare con serietà il problema del miglioramento dei servizi - conclude dal palco l'insegnante precaria - cancellare la legge Brunetta, inutile e dannosa; tornare ad investire sull'istruzione, riportando l'intero sistema, in ogni suo livello, ad un regime di funzionamento ottimale. Si esige il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, dove le regole siano chiare per l'utilizzo e la valorizzazione delle nostre professionalità e del nostro impegno lavorativo. Si è bloccati dal 2009. La risposta non è certo la "politica dei fannulloni". La nostra volontà è di vivere in un Paese dove l'istruzione sia di qualità e garantita a tutti>.