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Data: 22/01/2014

Se lo stipendio non basta: a rischio povertà il 12% dei lavoratori

Se lo stipendio non basta: a rischio povertà il 12% dei lavoratori
Lo studio della Commissione europea, i dati peggiorati negli ultimi cinque anni

Il lavoro talvolta non basta più, come non basta più un salario che spesso non si avvicina a fine mese. Il fatto è che la situazione si è complicata parecchio, che gli stipendi sono diventati leggeri, al punto che in Italia il 12% dei lavoratori corrono il rischio di diventare poveri. Così, mentre un terzo degli adulti a rischio povertà sono occupati, in tutta Europa aumentano le persone vicine al baratro dell'indigenza: oggi sono il 9,3% dei lavoratori, cinque anni fa erano l'8,5%. Peggio ancora va nel nostro Paese, dove il disagio sociale cresce e dove il 12% dei lavoratori rischiano di diventare poveri. Una medaglia che nessuno invidia e che ci pone ai primi posti di questa brutta classifica, che peggio di noi vede soltanto Romania e Spagna.

Sono i numeri di uno studio della Commissione dell'Unione Europea ("Employment and Social Developments in Europe 2013"), dal quale emerge che il 29,9% degli italiani si avvicina alla povertà, compreso quel 12% di lavoratori ai quali lo stipendio non basta più. Un aumento del rischio di povertà ed esclusione sociale che Italia (ma anche in Ungheria e a Cipro) <è dovuto principalmente alla crescita del tasso di severe privazioni materiali>, mentre in altri paesi (Bulgaria, Irlanda e Spagna) <riflette la crescita della quota di famiglie senza lavoro>.

Così, mentre per chi lavora le <privazioni materiali> diventano <severe>, Bruxelles aggiunge un altro carico da novanta: il fatto che l'Italia è il paese europeo dove chi perde il lavoro trova più problemi a ricollocarsi. Un primato negativo confermato dal fatto che le possibilità di trovare un'altra occupazione nell'arco di un anno si aggirano attorno al 14-15%. Anche la spesa sociale destinata ai disoccupati risulta bassa, quella per la protezione sociale <relativamente bassa> (famiglie, disoccupati e sanità) mentre <fortemente orientati> risultano gli stanziamenti per le pensioni. Inoltre sono aumentati gli incentivi per continuare a lavorare ed è cresciuto anche il costo del lavoro.

Secondo l'Unione Europea il problema della nostra disoccupazione poteva anche essere peggiore. Se in Italia <una forte riduzione dell'occupazione è stata evitata>, ciò si deve <a un calo del numero di ore lavorate e a un calo della produttività lavorativa>. E qui si solleva di nuovo il tema della produttività, che per Bruxelles resta il punto debole del nostro mercato del lavoro, che insieme a quello del Lussemburgo, Slovenia e Malta ha registrato <i cali più consistenti>.

Qualcuno a Bruxelles (Lazlo Andor, il commissario europeo al Lavoro) ha affermato <che in Italia non cresce solo la disoccupazione ma anche la povertà>. Succede anche quando si lavora per uno stipendio che non basta a vivere.


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