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Data: 30/08/2013

Sofferenza e disagio occupazionale, una marea che monta

Sofferenza e disagio occupazionale, una marea che monta
I numeri drammatici dell’ultimo rapporto Ires

Il dato e drammatico e segnala un malessere profondo e diffuso: l'area della sofferenza e quella del disagio occupazionale hanno complessivamente superato, per la prima volta dall'inizio della crisi, i 9 milioni di persone in età da lavoro (9 milioni e 117 mila).

Un numero che dà la misura di quel che accade in questo Paese, che certifica una situazione nella quale la sofferenza sociale si accompagna a uno smottamento della fiducia, alla crescita della rassegnazione, a tunnel della precarietà in fondo ai quali non s'intravede nessuna luce.

E' un numero questo, 9 milioni e 117 mila persone che vivono nell'area della sofferenza e del disagio occupazionale, fornito dall'ultimo rapporto dell'associazione Bruno Trentin-ISF-IRES "Gli effetti della crisi sul lavoro in Italia" (allegato di seguito), che rielabora i dati relativi al primo trimestre dell'anno.

Un rapporto nel quale si rileva che <solo negli ultimi 12 mesi si è registrato un incremento complessivo del 10,1% (+835.000 unità), mentre rispetto al primo trimestre 2007 l'aumento è del 60,9% (+3 milioni e 450mila persone)>. Dati che portano l'area della sofferenza, quel segmento costituito da disoccupati, scoraggiati e cassintegrati, a 5 milioni e 4mila persone, mentre quella del disagio (precari e part time involontari) raggiunge 4 milioni e 113mila unità.

Fulvio Fammoni, il presidente dell'associazione Trentin, parla di numeri che evidenziano <molti altri aspetti del progressivo deterioramento del mercato del lavoro italiano, fra cui il dramma della disoccupazione giovanile, l'emergenza Mezzogiorno, l'aumento della disoccupazione di lunga durata, il permanere di un'alta quota di inattività, un part time involontario in costante crescita dal 2007, l'anomalia di una precarietà non solo subita ma che, contrariamente a quanto si afferma, non porta più occupazione nonostante sia la forma di ingresso al lavoro nettamente prevalente>.

Il passo è breve per capire che si tratta di numeri molto gravi, che <confermano la drammaticità del problema occupazione e della conseguente urgenza di interventi concreti per lo sviluppo e per un lavoro stabile e di qualità>.

 

P.S. In allegato il rapporto integrale dell'Ires


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