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Data: 02/07/2024
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IL MESSAGGERO
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Caporalato nelle campagne scattano le prime denunce. Controllate 121 aziende agricole la metà circa risultata fuorilegge

L'AQUILA Satnam Singh, il bracciante indiano morto nelle campagne dell'Agro Pontino, era parte di un esercito di invisibili: stranieri, poveri, emarginati, senza contratto e permesso di soggiorno. Arrivano a lavorare nei campi fino a 14 ore al giorno per 5 euro ogni ora, al nero e privi di tutele. Le statistiche li collocano all'interno del lavoro cosiddetto "sommerso". Ombre, fantasmi: invisibili, appunto. In Abruzzo sono migliaia i lavoratori irregolari, molti dei quali vittime di caporalato. La fotografia l'ha scattata l'Ispettorato nazionale del Lavoro riportando i dati sui braccianti agricoli ispezionati nel 2023. Un fenomeno, tornato sotto i riflettori dopo la morte di Satnam nella piana pontina, che avanza inesorabile. Anche perché, secondo alcuni sindacati, tra le istituzioni continua a dominare l'immobilismo: lo scorso febbraio, ad esempio, la Regione Abruzzo ha tentato di contrastare lo sfruttamento agricolo siglando un'intesa con 31 soggetti istituzionali (enti, associazioni di categoria e sindacati) per la costituzione di un "Tavolo regionale di contrasto allo sfruttamento lavorativo". «L'iter però si è incagliato e il protocollo non è ancora operativo», denuncia Nadia Rossi, segretaria regionale della Flai Cgil.

OBIETTIVO.  L'obiettivo era quello di definire una nuova strategia di lotta al caporalato con l'adozione del "Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura" licenziato dal ministero del Lavoro: vale a dire più controlli ad aziende e braccianti, maggiore protezione e assistenza alle vittime. La stessa Regione ha sottolineato nel documento come in Abruzzo «va rilevata una progressiva e significativa implementazione del fenomeno dello sfruttamento lavorativo». «Il protocollo è stato esteso per il caso specifico della provincia dell'Aquila evidenzia Rossi ma nelle altre province siamo in forte ritardo. Il piano attende ancora di essere attuato». «Per rendere l'intesa effettiva aggiunge la sindacalista - occorre costruire un tavolo più fattivo e presentare istanze verso l'Inps, oltre a coordinare azioni ispettive sul posto concordandole con gli attori istituzionali».

Il nodo centrale restano i pochi controlli: secondo l'Inl lo scorso anno in Abruzzo sono state appena 121 le aziende agricole ispezionate, di cui 58 sono risultate irregolari. Si tratta di 22 imprese della provincia dell'Aquila, 25 di quella di Pescara, 18 del Teramano e 9 del Chietino. Nell'Aquilano, in particolare, sono state 32 le verifiche: il 58% delle imprese ispezionate dunque non è risultata in regola. Il problema è la carenza di ispettori del lavoro: i buchi in organico sono annosi e i tagli finanziari partoriti negli anni hanno compromesso quantità e qualità delle ispezioni. Lo sfruttamento agricolo, inoltre, procede sottotraccia impedendo agli organi di controllo di conoscerne le reali dimensioni.

Anche riguardo il numero di lavoratori agricoli presenti in Abruzzo è necessaria una precisazione: «Negli elenchi dell'Inps sono presenti circa 17mila braccianti a fronte di oltre 40mila aziende agricole. Ma il dato - sottolinea Rossi - non rispecchia la situazione attuale». "Colpa" del mancato riconoscimento dello stato di calamità naturale per le imprese del Fucino: «In caso contrario, i lavoratori avrebbero usufruito della disoccupazione agricola pari al quantitativo delle giornate lavorate nell'anno precedente». Nel 2023, dunque, i braccianti marsicani non hanno percepito nessun reddito dall'anno precedente e pertanto non risultano iscritti negli elenchi. «Perciò il numero dei lavoratori - ribadisce la sindacalista - è molto più alto rispetto a quello indicato».

FENOMENO. Il fenomeno dello sfruttamento in agricoltura riguarda, come detto, soprattutto lavoratori stranieri. I caporali li ingaggiano approfittando dei decreti flussi per poi licenziarli in maniera fittizia non appena scattato il termine per beneficiare del sussidio di disoccupazione. Una parte del "salario", dunque, la verserà lo Stato; l'altra (se non meno) spetterà al padrone. Ed è allora che i lavoratori diventano invisibili, proseguendo a sgobbare sui campi con paghe da miseria. In altri casi, invece, i lavoratori vengono retribuiti a cottimo in base al quantitativo del raccolto giornaliero. Dal 2015 al 2023 l'Ispettorato del Lavoro ha registrato una crescita del 13% di lavoratori irregolari in agricoltura. Le irregolarità legate al mancato rispetto dell'orario di lavoro sono passate da 186 a 992 (+395%) mentre la mancata applicazione delle norme di salute e sicurezza ha riguardato 2.214 casi nel 2023 contro i 592 del 2015 (+274%).

02 luglio 2024 il MESSAGGERO


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