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Data: 23/01/2024
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D'Alberto: «Che disastro l'autonomia differenziata» Il sindaco di Teramo e presidente dell'Anci Abruzzo: «Non è la priorità del Paese E aumenterà il divario tra i territori, penalizzando le regioni come la nostra»

TERAMO «L'autonomia differenziata non è una priorità del Paese e l'occasione della presenza a Teramo del ministro dell'Istruzione Valditara è stata utile per dirlo anche a lui». Il sindaco di Teramo e presidente dell'Anci Abruzzo Gianguido D'Alberto esterna al Centro tutte le sue perplessità sul disegno di legge firmato dal ministro Roberto Calderoli che proprio oggi approda in aula al Senato. Secondo D'Alberto, l'autonomia differenziata - ovvero la modifica costituzionale che consente alle regioni a statuto ordinario di richiedere forme e condizioni particolari di autonomia in 23 ambiti (dalla salute all'istruzione, dallo sport all'ambiente, includendo anche energia, trasporti, cultura e commercio estero) e di trattenere il gettito fiscale generato dai servizi forniti, utilizzandolo per migliorare le risorse sul proprio territorio - sarebbe una iattura per l'intero Paese e ancora di più per una regione come l'Abruzzo.«Oggi», dice il sindaco di Teramo, «le autonomie locali hanno bisogno più di un riordino, perché c'è il caos. Bisogna ridare alle Province un ruolo e modificare il Testo unico degli enti locali. Invece il Governo accelera sull'autonomia differenziata e con questo provvedimento si rischia di creare una sperequazione tra i territori e i cittadini. Se passasse questa riforma, il 30% del gettito Irpef nazionale si concentrerebbe su tre regioni: Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. È evidente che si rischia di smantellare il sistema democratico del Paese. Io», evidenzia D'Alberto, «sono preoccupato anche dalla totale assenza di prese di posizione della Regione Abruzzo sul tema, ovviamente dovuta a ragioni di vicinanza politica con il Governo. L'autonomia differenziata penalizzerebbe i nostri territori in maniera inaccettabile. Giorni fa dal ministro Valditara ho avuto risposte molto vaghe sulle conseguenze della riforma sull'istruzione, ho percepito che c'è un evidente imbarazzo. Mi ha risposto tirando fuori l'Agenda Sud (progetto governativo rivolto alle scuole statali delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia finalizzato al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud Italia, ndr) e questo presuppone che già c'è una differenziazione, che non potrà che aumentare».Allargando il campo all'intero tema delle autonomie locali, D'Alberto lo giudica «centrale per il futuro e la tenuta istituzionale, economica, e sociale del nostro Paese. E parlare di riordino in quest'ambito è quanto mai appropriato, in quanto oggi siamo di fronte a una situazione di vero e proprio caos ed è necessario proprio fare ordine prima di modificare l'assetto istituzionale. Lo dico come presidente Anci, il livello che paga più di ogni altro l'attuale indeterminatezza è quello dei Comuni, che è il livello di prossimità. Sui Comuni, sui sindaci, sugli uffici, sul personale, si schiaccia questa inefficienza. La priorità nel dibattito politico è stata indicata come l'autonomia differenziata, su cui c'è stata un'accelerazione. Per me non è così. Le priorità sono altre: la riforma delle Province e la riforma del Tuel, altri interventi legislativi attualmente in fase di discussione e che oggi, a mio avviso, registrano forti elementi di criticità. Ad oggi, infatti, tutte le proposte di modifica vanno nella direzione di depotenziare il ruolo di Comuni e Province, soprattutto se lette in sintonia sia con l'attuale legge di bilancio che ripristina ingenti tagli agli enti locali, solo in parte mitigati dai 280 milioni di euro del conguaglio finale delle certificazioni Covid 19 che saranno assegnati agli enti locali nell'arco di quattro anni, dal 2024 al 2027, sia con l'incomprensibile decisione di togliere ai Comuni 10 miliardi del Pnrr, nonostante siano il livello di governo che ha dimostrato di saperli spendere prima e meglio di tutti gli altri».È un tema, quello delle risorse, che per D'Alberto «oggi è ancora più determinante per lo sviluppo. Un tema che interessa in particolar modo i territori come quello del cratere sismico del Centro Italia 2016, che costituiscono una sorta di macro regione naturale, dove l'emergenza pandemica si è sovrapposta alle calamità naturali, aumentando le distanze e le disuguaglianze territoriali e sociali. L'Abruzzo, in particolare, ha l'85% del territorio costituito da piccoli Comuni e aree interne, che scontano più di altre il fenomeno dello spopolamento, della denatalità, dell'invecchiamento. Oggi, prima di parlare di differenziazioni regionali e territoriali, dobbiamo garantire su tutto il territorio uguaglianza di diritti sociali e civili, uguaglianza di servizi e di futuro. Questo vuol dire attuare la Costituzione».

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