Data: 18/09/2024
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Gigafactory di Termoli per auto elettriche, il governo sposta i 250 milioni destinati (anche) a Stellantis
I sindacati: di fonte all’«incertezza sui tempi di realizzazione della gigafactory di Termoli» il ministro per il made in Italy Adolfo Urso «ha comunicato che procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory» La palude in cui è finita costringe il governo a ripensarci e a bloccare i 250 milioni destinati nel Pnrr su un totale di circa 600 milioni di fondi europei immaginati per l’impianto. L’ennesimo rinvio aveva già da tempo fatto inalberare i sindacati a tre anni e mezzo dal primo annuncio per la realizzazione di una gigafactory per le auto elettriche a Termoli. Doveva essere la prima italiana dell’era dell’auto elettrica (per la verità pure l’unica, considerata la triste fine dell’impianto emiliano di Silk-Faw e il modo in cui è naufragata anche quella di Italvolt ad Ivrea). Ma l’ennesimo rinvio al 2025 da parte di Automotive Cells Company, la joint venture formata da Stellantis, Mercedes e Total che intendeva realizzarla nello stabilimento ex Fiat di Termoli, induce il governo a bloccare tutto. Così come aveva già minacciato di fare nelle scorse settimane. L’incertezza sui tempiDi fonte ad una «incertezza sui tempi di realizzazione delle gigafactory di Termoli», spiegano i sindacati, il ministro per il made in Italy Adolfo Urso «ha comunicato che procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto» ma «ha assicurato che da parte del governo c’è la disponibilità a valutare di destinare ulteriori fondi, di altra natura, quando Acc (Automotive cells company) sarà in grado di presentare il nuovo piano industriale per Termoli comprensivo della nuova tecnologia». La novità è emersa nel corso del tavolo al ministero, presieduto dal ministro e alla presenza del presidente della Regione Molise, dei rappresentanti dell’azienda, di Stellantis e dei sindacati. La mobilitazione dei sindacatiI sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr, si mostrano preoccupati e annunciano forme di mobilitazione: «Il prossimo incontro al Mimit è previsto entro ottobre, ma come sindacato non possiamo accettare lo stato di perdurante incertezza e di progressivo declino in cui versa lo stabilimento di Termoli. Nei prossimi giorni saranno decise le forme di una mobilitazione che ha l’obiettivo di chiedere ad Acc di sciogliere le riserve sulla costruzione della gigafactory, a Stellantis di rafforzare la attuale produzione di motori e al Governo di mantenere a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale che salvaguardi l'attuale e la futura occupazione». La crisi dell’elettricoIl ritardo nella realizzazione dell’impianto è colpa di vari fattori che hanno costretto l’azienda a rivedere i piani, come il calo delle immatricolazioni di vetture a zero emissioni, lo scarso sostegno pubblico, costi energetici alti e concorrenza cinese. E così, mentre la fabbrica tedesca nell’ex sito Opel a Kaiserslautern non vedrà forse la luce, l’impianto a Termoli subisce l’ennesimo ritardo nei lavori. «Adegueremo i nostri piani d’investimento sui veicoli elettrici al ritmo di crescita delle vendite», aveva detto di recente Carlos Tavares, ceo di Stellantis, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sulla possibilità che Acc abbia ancora intenzione di gestire tre gigafactory in Europa, tra Francia, Italia e Germania. Il mercato non è ancora prontoPrima di impegnarsi in realizzazione o riprogettazione delle fabbriche nel Vecchio Continente, Acc vuole prendere tempo per fare ricerca e sviluppo su batterie a basso costo da montare nelle vetture che, a quel punto, saranno proposte a prezzi più bassi, rilanciando così il mercato. Lo ha ribadito anche oggi Tavares, a Torino per l’inaugurazione del ProOne Hub: «Nella regione europea c’è caos regolatorio» e «siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la produzione in base alle vendite di Bev. Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue». |
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