Data: 23/02/2024
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Giustizia, i lavoratori minacciano il blocco. Fonici, trascrittori e stenotipisti potrebbero impedire le udienze chiedono di essere internalizzati
PESCARA Minacciano di impedire le udienze e bloccare i processi se il ministero della giustizia non dovesse dare chiare risposte. I fonici, i trascrittori e gli stenotipisti dei tribunali italiani sono tornati a protestare, tramite presidi e assemblee, per ottenere la stabilizzazione dei lavoratori precari. In Abruzzo, le manifestazioni si sono tenute davanti ai palazzi di giustizia di Pescara e L'Aquila. «Dopo lo sciopero nazionale del 18 gennaio scorso, abbiamo deciso di protestare nuovamente perché il ministero non si è degnato di rispondere alle nostre richieste commenta Debora Di Lauro di Filcams-Cgil . Chiediamo che tutti i lavoratori, alcuni dei quali svolgono questo mestiere da trent'anni, vengano internalizzati. La prossima gara d'appalto si terrà a luglio e non sappiamo se ci sarà una proroga: andiamo avanti di proroga in proroga ogni due anni, rischiando di ritrovarci continuamente con un nuovo datore di lavoro». La protesta riguarda circa 200 lavoratori abruzzesi, di cui una decina operano al tribunale pescarese. Fonici, trascrittori e stenotipisti forensi si occupano di registrare e mettere nero su bianco tutto ciò che viene dichiarato in aula: una prassi fondamentale per lo svolgimento dei processi. Se non vi dovesse essere l'apertura di un tavolo col ministero, i lavoratori potrebbero decidere di scioperare nuovamente, costringendo i giudici a rinviare le udienze. «Lavoriamo su degli audio importantissimi, che devono essere registrati perfettamente spiega Matteo Fasciani, fonico del tribunale di Pescara . Abbiamo una grande responsabilità che, però, non è menzionata nel contratto di lavoro. Le trascrizioni rappresentano delle prove fondamentali nei processi e meritano la giusta attenzione. Spesso lo stesso fonico deve occuparsi di più udienza contemporaneamente, assicurarsi che tutto funzioni correttamente e che tutti parlino vicino al microfono e risolvere gli eventuali problemi che possono sorgere: non potremmo mai essere sostituiti da macchine che svolgano questi compiti in autonomia. Chiediamo semplicemente di essere ascoltati e di avere contratti adeguati: siamo parte integrante del sistema del palazzo di giustizia e vogliamo essere trattati come tali».
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