Data: 09/03/2024
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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IL CONFRONTO CON IL CENTRO E RETE8. Marsilio-D'Amico, appello finale per convincere 600mila indecisi Dallo scontro sul Napoli calcio alle ricette sulla sanità: l'ultimo confronto prima del voto
CHIETI In disaccordo su tutto tranne che sugli astensionisti. Nell'ultimo faccia a faccia prima del voto di domani, Marco Marsilio e Luciano D'Amico lanciano un appello accorato a 600mila abruzzesi che saranno decisivi per decretare la vittoria dell'uno o dell'altro candidato alla presidenza della Regione. Poco prima dello scoccare della mezzanotte e dell'obbligo del silenzio elettorale, dagli studi di Rete8 va in scena il confronto finale.Il governatore uscente e ricandidato dal centrodestra e lo sfidante che guida l'ampia coalizione del Patto per l'Abruzzo, si giocano una partita senza appello. Un'ora e mezza di domande dei direttori del Centro e Rete 8, Piero Anchino e Carmine Perantuono, e di risposte che per un attimo, ma solo per un attimo, sconfinano nello scontro verbale, non a caso sul Napoli calcio.Si parte con uno sguardo di ghiaccio, quello che Marsilio riserva a D'Amico entrando nella sede di Chieti Scalo della prima emittente televisiva privata d'Abruzzo. L'ex rettore tende la mano e il ghiaccio si scioglie. Ma la tensione si riaccende già dalla prima domanda: una campagna elettorale passata dai toni contenuti a quelli accesi degli ultimi giorni perché qui si fa l'Abruzzo e si rifà l'Italia? D'Amico stempera, è nel suo stile: «Non attribuirei un valore nazionale a un'elezione che ha lo scopo di decidere il prossimo Consiglio regionale». Marsilio invece fa il primo affondo: «Tutto è andato bene finché si è parlato di Abruzzo agli abruzzesi poi però sono arrivati i corpi speciali che hanno raccontato bugie e panzane anche sul piano personale. Secondo i leader nazionali del centrosinistra io non saprei quanti mari ha l'Abruzzo!», esclama il candidato di Fratelli d'Italia.Il confronto violento rischia di allontanare la gente dalla politica? A questa seconda domanda D'Amico sceglie ancora una linea gandhiana: «L'ultima volta che ho alzato i toni è stato alla scuola elementare», ma dà anche una stoccata di fioretto: «Semmai Marsilio mi ha dato del bugiardo e dello sciacallo. Me ne faccio una ragione». Il rivale sposta la mira: «Dietro il volto garbato del candidato presidente di centrosinistra si cela un deputato che va con il megafono sotto gli ospedali». Non pronuncia il nome di Luciano D'Alfonso, ma è come se lo avesse detto in grassetto. E poi rincara la dose: «Certo che è un disastro se perdiamo! Loro, in lista, hanno gli uomini di punta del centrosinistra che hanno governato male la Regione».D'Amico risponde con un sorriso, che forse vale più di qualunque frase. Il clima si stempera, ma dove e quando i due andranno a votare domani? «Tarda mattinata alla scuola Mazzini di Pescara», conferma il candidato del Patto dopo averlo anticipato ieri al Centro. E lo stesso fa Marsilio: «Io a Chieti, di mattina e nella sezione di via dei Frentani, al Tricalle». Quindi parte l'appello al popolo del non voto, uno dei momenti più elevati dell'ultimo confronto.«Bisogna partecipare perché chi non vota ha comunque perso», dice il candidato del centrodestra, «ho cercato di ricucire il rapporto tra la politica e i cittadini visitando tutti i 305 comuni d'Abruzzo».D'Amico lo segue a ruota: «Vi invito a tornare a votare perché la Regione impatta sui servizi e la vita degli abruzzesi. È importante esprimere la scelta. Domani deve vincere la democrazia... oltre che noi». E finalmente si entra nel merito cominciando dagli anziani.La domanda a entrambi è: che cosa intendete fare in Regione? «Abbiamo investito nelle politiche sociali una cifra moltiplicata per tre», afferma Marsilio, che spiega il suo progetto delle «cooperative di comunità» che, nei piccoli centri, «unisce la possibilità di assistere gli anziani e dare lavoro ai giovani». L'avversario rilancia con una idea pratica: «L'orologio salvavita collegato a una centrale», e con un impegno: «Punterò a dare benessere fisico e psicologico agli anziani».Si passa al tema dei temi: la sanità. Marsilio dice di averla ereditata «con liste d'attesa micidiali, vecchi ospedali e vecchi macchinari. Mentre oggi abbiamo le carte in regola per i nuovi ospedali e le case di comunità». Il disaccordo tra i due è abissale. Per D'Amico, infatti, «in cinque anni non hanno fatto nulla. Siamo al terzultimo posto in Italia per qualità dei servizi». E promette di «costruire una vera rete di assistenza per la medicina territoriale che faccia da filtro», e di «introdurre i Cau (Centri di assistenza e urgenza) accanto ai Pronto soccorso, che in Emilia Romagna funzionano e tagliano le attese».Altro tema, il lavoro, altro contrasto. La domanda si basa su le analisi economiche del professor Giuseppe Mauro, pubblicate sul Centro, che descrivono un Abruzzo double face: il trend è positivo, ma il livello occupazionale va a rilento. D'Amico annuncia che «il primo problema da affrontare sarà creare posti di lavoro per evitare la fuga dei giovani». E che per farlo occorre: «Accompagnare le imprese nell'innovazione, coinvolgendo le quattro università». Invece per Marsilio il lavoro precario è stato combattuto, e qui si esibisce in un colpo d'ala: «Oggi è la festa delle donne, ma le mimose non bastano. Per loro noi abbiamo alzato il livello occupazionale portandolo dal 47,9 per cento al 57, 9».E sull'ambiente quali sono i programmi? D'Amico dice che: «Insisteremo molto per vincolare le aree protette dove sviluppare un'agricoltura di qualità». Mentre Marsilio, in sintesi, afferma che: «Una politica basata solo sui vincoli e divieti procura solo danni per quei luoghi». E come dice Giorgia Meloni nella sua seconda biografia firmata da Alessandro Sallusti: «La natura va vissuta da chi ci abita». Vedi la riserva del Borsacchio.Infrastrutture e turismo, quali sono le proposte? D'Amico sorpassa a sinistra il rivale: «Ci aspetta un grande piano di adeguamento. Sono favorevole alla ferrovia veloce Pescara-Roma». E Marsilio lo risorpassa a destra: «Noi partivamo da zero, non c'era nulla nei cassetti. E ora non si può dire di essere favorevoli alla Roma-Pescara e poi andare a fomentare i comitati del no».Dalla via Verde, al Napoli calcio e lo scontro verbale che per un soffio non degenera è un attimo. A Marsilio che afferma di aver finanziato e fatto conoscere al mondo intero la pista ciclabile della Costa dei Trabocchi e quindi elenca i grandi eventi, partendo dal Giro d'Italia, l'altro ribatte: «Noi abruzzesi non abbiamo l'anello al naso. Basta con questi grandi eventi. I nostri luoghi vanno valorizzati in modo strutturale e non con il mordi e fuggi di un allenamento di una squadra di calcio!».E qui Marsilio arriva a un passo dall'esplodere, ma si contiene e respinge l'attacco citando la sentenza della Corte dei Conti sul Napoli calcio e l'indotto che ha generato a Castel di Sangro. Andiamo avanti. Il passaggio successivo è un doppio endorsement verso gli agricoltori: «Il governo di centrodestra sta portando in Europa le loro richieste contro il cibo sintetico e i vincoli dell'Ue. L'agricoltura», dice Marsilio, «è il primo custode della nostra terra». E D'Amico: «I nostri agricoltori sono stritolati da una filiera produttiva che decide i prezzi a monte e a valle. Propongo un'agricoltura di qualità a km0 per rifornire le mense abruzzesi».Religiosità e laicità si incrociano sulla domanda riferita alla proposta di legge sul fine vita: «Sono molto aperto al confronto con chi vive in queste condizioni, ma rispettando una visione religiosa e le reali condizioni di sofferenza», la risposta di Marsilio. «Ognuno di noi dev'essere libero di decidere purché non leda le libertà altrui», dice D'Amico che, sulla cultura, propone la sua ricetta che prevede produzioni teatrali e cinematografiche, mentre Marsilio sottolinea il testo unico approvato dal centrodestra che «ridà ordine alla programmazione finanziaria».Ma perché l'Abruzzo dovrebbe votare l'uno o l'altro? «Perché ciascun abruzzese sarà condotto in un progetto di libertà», assicura il candidato del Patto. «Perché ho fatto un giuramento di dedicare la mia vita alla terra dei miei padri», afferma il presidente ricandidato. Il verdetto passa nelle mani degli elettori.
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