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Data: 27/11/2023
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Il taglio medio alle pensioni è circa duemila euro l'anno. Lo studio dello Spi Cgil

27 novembre 2023 il centro spiPESCARA Un taglio medio alle pensioni di circa 2mila euro l'anno tra il 2023 e il 2024. Una sforbiciata sugli assegni dovuta alla ridefinizione, per il biennio, del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. A fare i calcolo è lo Spi Cgil, il sindacato nazionale dei pensionati. Per capire quanto andranno a perdere i pensionati va inquadrata la disciplina generale a regime dal 2000, modificata nel 2019, e come cambia, in via transitoria, fino al 2024.
LE REGOLE ORDINARIE La legge, in vigore da più di vent'anni, modificata nel 2019, prevede per il meccanismo di indicizzazione delle pensioni che la perequazione venga riconosciuta secondo tre fasce: per i trattamenti fino a 4 volte l'assegno minimo la perequazione deve essere del 100% del tasso di indicizzazione, tra 4 e 5 volte l'assegno minimo, deve essere del 90% del tasso di indicizzazione, per i trattamenti superiori a 5 volte il minimo, del 75%. Rivalutazioni troppo alte, secondo il Governo, che ha deciso di aumentare le fasce e diminuire le percentuali, riscrivendo la modalità di indicizzazione. I nuovi scaglioni in vigore per il 2023 e il 2024 prevedono la divisione in sei fasce per i trattamenti pensionistici: assegni fino a 4 volte il minimo (2.102,52 euro mensili nel 2023) rivalutati del 100% del tasso di indicizzazione, tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.102,52 e 2.626,90 euro) rivalutati dell'85%, tra 5 e 6 volte il minimo (tra 2.626,90 e 3.152,28 euro) rivalutati del 53%, tra 6 e 8 volte il minimo (tra 3.152,28 e 4.203,04 euro) rivalutati del 47%, tra 8 e 10 volte il minimo (tra 4.203,04 e 5.253,80 euro) rivalutati del 37%. Infine, assegni superiori a 10 volte il minimo rivalutati per il 2023 del 32% del tasso di indicizzazione. Per il prossimo anno, il taglio è maggiore con una rivalutazione solo del 22%.
TASSO DI INDICIZZAZIONE PER IL 2024Per quanto riguarda la perequazione nel 2024, bisogna partire dal tasso di inflazione previsto che è stato fissato al 5,4%. In via provvisoria la perequazione sarà del 5,4% (100% del tasso di indicizzazione) per i trattamenti fino a 4 volte il minimo, del 4,590% (85%) per i trattamenti da 4 a 5 volte il minimo, del 2,862% (53%) da 5 a 6 volte la pensione minima, dell'1,998% (47%) per i trattamenti da 6 a 8 volte il minimo, del 2,997% (37%) per i trattamenti da 8 a 10 volte e dell'1,728% per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo. Questa nuova stretta con il taglio delle pensioni produrrà un risparmio per le casse dello Stato di oltre 3 miliardi e mezzo nel 2023 e di oltre 6 miliardi e 800 milioni nell'anno 2024. Per arrivare a 61 miliardi nel decennio fino al 2032.
QUANTO SI PERDE La Cgil ha stimato l'impatto della revisione del meccanismo di indicizzazione sulle pensioni per gli assegni tra i 2.300 euro lordi (1.786 euro netti) e i 3.840 euro lordi (2.735 euro netti). Nel 2023, il taglio parte da 351 euro e raggiunge 1.768 euro lordi. Nel 2024 la sforbiciata è maggiore: per gli stessi importi di pensione si parte da 611 euro per arrivare a 3.081 euro lorde. Se si sommano le perdite ottenute con il taglio nel 2023 e nel 2024, per una pensione lorda di 2.300 euro si arriva ad una perdita totale, in due anni, di 962 euro lordi (585 euro netti). Per una pensione lorda di 3.840 euro il taglio arriva anche a 4.849 euro lordi (2.769 netti). La Cgil ha provato a calcolare, per una pensione del 2022, l'impatto della riduzione della perequazione nel biennio 2023-2024 sull'attesa di vita. Per assegni di 2.300 euro lordi (1.786 euro netti), la perdita calcolata per gli uomini è pari a 6.673 euro e per le donne a 7.804 euro. Con importi di pensione superiori, la perdita calcolata cresce, fino a raggiungere per una pensione lorda di 3.840 euro (pensione netta 2.735 euro) un mancato guadagno per un uomo pari a 31.064 euro, mentre, per una donna è di a 36.329 euro.
 

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