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Data: 17/01/2024
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IL MESSAGGERO
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La crisi di Suez spaventa l'automotive per carenza di componenti elettronici

«A risentire maggiormente della chiusura del canale di Suez sarà la Honda di Atessa. Da tempo, nei siti produttivi in Vietnam e di altri paesi asiatici, viene assemblata componentistica elettronica, dispositivi che poi vengono inviati con portacontainer in Val di Sangro per essere montati su moto e scooter, nell'unico stabilimento della casa nipponica in Europa». È un quadro a tinte scure quello che disegna Nicola Manzi, segretario generale della UilM Chieti-Pescara e coordinatore regionale della UilM Abruzzo, preoccupato anche per i possibili aumenti dei costi (energetici innanzitutto, ndr) e della conseguente nuova fiammata inflattiva, che si rifletterà sui salari. «La decisione presa da diverse compagnie di navigazione di evitare il passaggio sul Mar Rosso e ricorrere ad altre e più sicure rotte, evitando di diventare bersaglio dei militanti Houthi - prosegue Manzi -, causerà ritardi nei rifornimenti e la conseguente riduzione della produzione alla Honda, che rischia di mancare l'obiettivo per il 2024 di realizzare 130mila moto e scooter. C'è anche un altro impatto che va analizzato, e che non riguarda solo per il settore metalmeccanico. Mi riferisco all'export: oltre l'80 per cento delle produzioni in provincia di Chieti viaggia via nave verso i mercati esteri ed è facilmente intuibile che avremo delle contrazioni».
Aspetti sui quali si sofferma anche il segretario generale della Fiom Cgil Chieti, Alfredo Fegatelli. «Il 40% del commercio italiano passa dal canale di Suez evidenzia Fegatelli -, di conseguenza questo creerà problemi anche al tessuto industriale abruzzese e molisano. Oggi, dirottare le navi su un altro percorso, circumnavigando il continente africano vedrà almeno triplicare i costi di trasporto, e questo rischia di danneggiare anche le imprese del nostro territorio. Aziende che avevano delle previsioni positive, come la Honda, rischiano di subire un aumento dei costi. Purtroppo, questa situazione rischia di ricadere, come sempre, sulle lavoratrici e lavoratori». Problemi di approvvigionamento iniziano a farsi sentire in tutte le imprese manufatturiere, anche alla Stellantis. Ad essere toccate sono in particolare le aziende dell'indotto, che lavorano per conto dell'ex stabilimento Sevel di Piazzano di Atessa nella realizzazione di parti da montare sul furgone Ducato: i materiali provenienti dall'Oriente, infatti, cominciano a giungere con fatica.
Quanto ai traffici marittimi, al momento non si avvertono ripercussioni negli scali portuali di Ortona e Vasto. «Qui giungono materiali ferrosi, lamiere e altri prodotti destinati alle fabbriche sangrine e finora la situazione è regolare» afferma Davide Tucci, presidente del Comitato Porto di Ortona. Nessuna ripercussione nemmeno nello scalo di Vasto, come conferma il vice comandante della Guardia costiera, Angelo Cataldo: «Non abbiamo navi in partenza o in arrivo dall'Oriente e non siamo influenzati dalla chiusura del canale di Suez».

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