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Data: 02/02/2024
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IL CENTRO
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Lavoro: l'Abruzzo è primo per l'aumento dei morti In un anno sale da 21 a 36, tutti uomini: in testa le province di Teramo e Chieti La Cgil denuncia: «Pochi controlli e scarsa formazione, è un vero dramma»

L'AQUILA Con 15 morti in più rispetto al 2022, l'Abruzzo è la regione che fa registrare il maggior aumento in termini assoluti del numero di vittime sul lavoro nel 2023. Ben 36 gli infortuni mortali, contro i 21 del 2022, che assegnano alla nostra regione anche il primato assoluto nel rapporto tra la popolazione attiva e il numero di morti. Inoltre, con il 71%, l'Abruzzo è secondo in Italia rispetto all'aumento percentuale di vittime dopo il Friuli Venezia Giulia. Operai e dipendenti usciti per andare a lavoro, che non hanno fatto più ritorno a casa. «Un dato drammatico e superiore a quello già tragico del 2022», afferma la Cgil Abruzzo e Molise che ha analizzato gli ultimi dati diffusi dall'Inail. Sono numeri che tracciano, sempre per l'Abruzzo, un trend inverso per ciò che riguarda l'andamento degli infortuni sul lavoro scesi dai 15.686 del 2022 ai 12.112 del 2023.
L'ANNO NERO. Le vittime, in tutti i casi maschi di cui 28 di nazionalità italiana e 8 stranieri, sono state 13 nelle province di Teramo e Chieti, otto in quella di Pescara e due all'Aquila. Il settore che detiene la maglia nera è quello dell'edilizia, con 7 morti, seguito dai comparti dell'industria chimica, dell'agricoltura e del commercio in cui si sono contate cinque vittime ciascuno. Sono 31 gli incidenti avvenuti durante lo svolgimento dell'attività lavorativa, mentre cinque si sono verificati durante il percorso casa-lavoro.Dai dati diffusi dall'Inail, come si sottolineava prima, emerge però una situazione differente per quanto riguarda gli infortuni che diminuiscono del 23%, facendo registrare un calo netto in tutte le province abruzzesi. In dettaglio, sono stati 442 in meno in provincia dell'Aquila, 1.300 a Teramo, 558 in meno a Chieti e 1.235 a Pescara. Poco meno del 20% di questi si è verificato nei servizi sanitari, in particolare negli ospedali, più del 10% nell'edilizia e circa l'8% in agricoltura. Dei complessivi 12.112 incidenti, che hanno visto coinvolti 7.236 uomini e 4.876 donne, l'88% è avvenuto in azienda durante lo svolgimento dell'attività lavorativa, mentre il 12% durante il trasferimento da casa al posto di lavoro.«I dati degli infortuni evidenziano una situazione inaccettabile», affermano Francesco Spina, segretario Cgil Abruzzo Molise e Mirco D'Ignazio, coordinatore regionale Inca- Cgil Abruzzo Molise, «nonostante tutte le opportunità che, oggi, la tecnologia offrirebbe rispetto a migliori e più efficaci misure di sicurezza, sono sempre di più le persone che muoiono sul lavoro e sempre più gravi gli incidenti che si verificano».
I CONTROLLI. Numeri che, secondo la Cgil, «evidenziano tutte le criticità ed i limiti del mondo del lavoro in Abruzzo, rimarcando la necessità di politiche nazionali e regionali che riducano la precarietà e le forme flessibili come i lavori a chiamata, somministrazione spinta, utilizzo crescente dei voucher, ricorso massiccio ai sub appalti».Il sindacato auspica una maggiore stabilità lavorativa e rimarca la necessità «di rafforzare il sistema dei controlli attraverso l'aumento del personale degli enti preposti per contrastare la politica lavorativa di quelle imprese che non rispettano i dettami legislativi e, risparmiando sull'adeguamento normativo, producono possibili rischi per la vita e la salute dei lavoratori, oltre che una concorrenza sleale verso quelle aziende che, invece, correttamente investono nella sicurezza».
LA FORMAZIONE. La Cgil punta sulla formazione «come strumento deterrente per gli incidenti sul lavoro. È necessario aggiornare i lavoratori in maniera permanente, dedicando ore specifiche durante il regolare lavoro, prevedere controlli annuali mirati sul territorio in più ambiti lavorativi, e un piano regionale di interventi», ribadiscono Spina e D'Ignazio, «oltre a investimenti in sicurezza ed innovazioni tecnologiche, rispetto di leggi e contratti, maggiori controlli e risorse agli enti ispettivi, lavoro stabile e sicuro, formazione, coinvolgimento delle parti sociali e contrattazione, attenzione della politica nazionale e locale sul tema. Sono così il lavoro smetterà di essere causa di morte diventando strumento di crescita economica e sociale».

02 febbraio 2024 il centro REG

 

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