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Data: 21/01/2024
Testata Giornalistica:
IL CENTRO
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Morto sul lavoro, l'addio della città Il sindaco: «Oggi ha perso lo Stato» Cattedrale piena ai funerali di Roberto Caporale, 47 anni, deceduto per un incidente a una pressa

Padre Vincent: «Un ragazzo dal cuore puro». L'amico Luca: «Eri un pilastro di forza, ci mancherai»


21 gennaio 2024 il centro ln
LANCIANO «Quando muore una persona sul lavoro dovrebbe essere proclamato il lutto nazionale, perché è lo Stato che perde». Il sindaco Filippo Paolini pronuncia queste parole davanti alla bara di Roberto Caporale, l'operaio 47enne morto mentre svolgeva il suo lavoro, in una fabbrica della Val di Sangro. Nella cattedrale della Madonna del Ponte ci sono i colleghi della Proma Spa di Atessa e gli amici di Roberto a stringersi attorno alla mamma Antonella, alla sorella Francesca e alla compagna Valentina, che fatica a reggere il peso di tutto quel dolore. Lunedì scorso Roberto è andato a lavoro in fabbrica, come ogni giorno, ma a casa non è tornato. Un tubo metallico del peso di due chili, espulso dalla pressa a cui lavorava, lo ha colpito mortalmente. «È vero che per vivere bisogna lavorare», dice l'amico Luca davanti al feretro, «ma non si può morire mentre si lavora. Eri un pilastro di forza, un amico nella gioia e nel dolore, ci mancherai Rob». «È un giorno di lutto per tutta la città», dice nell'omelia padre Vincent della parrocchia di San Pietro, quartiere in cui Roberto è cresciuto, «non ci sono parole per esprimere tutti i sentimenti dentro di noi, umanamente non è possibile capire il progetto di Dio. La mamma Antonella mi ha chiesto: "Perché Dio ha portato via il mio amore? Fino all'altro giorno mi ha accompagnato. Stesso pensiero Valentina, per cui Roberto era ragazzo con un cuore pieno di amore e sincero. Aveva un cuore puro, Roberto, il suo sorriso dava tanta energia positiva. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio", abbiamo ascoltato nella prima lettura. Secondo la nostra fede, Roberto è nelle mani di Dio».Solo quattro mesi fa, Lanciano ha pianto un'altra vittima del lavoro, Fernando Di Nella (in chiesa c'è anche la moglie Giuliana), 62 anni, morto nell'incidente alla Esplodenti Sabino. Oggi, come lo scorso settembre, le bandiere sul palazzo municipale sono a mezz'asta in segno di lutto. «Il lutto cittadino è un momento di riflessione», dice il sindaco Paolini alla fine della celebrazione, «ma ogni volta che muore una persona sul lavoro dovrebbe essere lutto nazionale, perché è lo Stato che perde. Prima di Natale ho avuto occasione di incontrare Roberto, non avrei mai immaginato di venirlo a salutare qui oggi. Non è pensabile che nel 2024 si possa morire sul luogo di lavoro. Roberto aveva voglia di lavorare, ha lottato per il suo lavoro, che tra l'altro non era neanche a tempo indeterminato. Era un ragazzo d'oro, che stava cercando la sua strada, non meritava di finire così».Sul piazzale della cattedrale, sotto la pioggia, volano in cielo dei palloncini bianchi. «Ciao vita mia», dice mamma Antonella guardando in cielo. Mercoledì in tutte le fabbriche metalmeccaniche della provincia si tornerà a scioperare per la sicurezza, perché non muoia più di lavoro.

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