Data: 02/03/2024
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Scuola e industria precari in aumento. Alessandro Cioci: «Faccio fatica a pagare le bollette, niente regali ai miei figli a Natale» Palombaro (Flc Cgil): «Il fenomeno colpisce la metà degli insegnanti di sostegno»
«La mia più grande frustrazione è non aver potuto fare i regali di Natale ai miei due figli di due e cinque anni». Il precariato lo conosce bene Alessandro Cioci, collaboratore scolastico all'istituto Sandro Pertini di Martinsicuro. «Si fa fatica a pagare bollette e benzina e quando rimani senza stipendio per mesi è davvero dura, meno male che ho mia moglie che ha uno stipendio». Entrato a lavorare il primo ottobre scorso, ha visto arrivare i suoi stipendi a fine dicembre: «Ogni volta vado con la proroga, mi rinnovano il contratto di quando in quando, la fortuna è che non ho mutui sulle spalle. Ma non ho nessun tipo di tutela sanitaria, nemmeno dinanzi a chi ha un contratto di un anno, niente Tfr. Non ho prospettive di vita futura o almeno sono molto ridotte. Mi sento impotente».
E come Alessandro ce ne sono tanti. Anche in altri settori, come la metalmeccanico, nell'industria in genere e nei servizi colonizzati dai part-time involontari. Sono più di 4 mila i lavoratori in provincia di Teramo con contratti gestiti da agenzie interinali, per solo un giorno di lavoro, una settimana o un mese, fa sapere la Fiom Cgil. Nel mondo scolastico invece, la segretaria Flc Cgil, Alessandra Palombaro, denuncia che il «problema del precariato è molto sentito sia per quanto riguarda il personale Ata che per i docenti». Un fenomeno che incide per il 40% sull'intero personale, «addirittura per il 50% sugli insegnanti di sostegno, con tutto quello che ne consegue a livello di organizzazione logistica e didattica. Le scuole hanno problemi notevoli coi precari e certe volte non si riesce a garantire la continuità didattica, con docenti che vengono sostituiti di volta in volta, un problema che va a discapito soprattutto dei più piccoli». Chi continua ad aumentare nel 2024 è il numero degli interinali: «Lavoratori - spiega Natascia Innamorati (Fiom Cgil e responsabile Nidil) che vanno a lavorare in imprese, ma rispondono al criterio dei picchi di lavoro: almeno il 20-30% di loro lavorano nelle aziende, lavoratori di fatto più deboli degli altri, assunti settimanalmente, mensilmente e addirittura per un giorno o due. Spesso - prosegue Innamorati - ci si sente sfruttati e molto spesso subentra anche una sorta di stress dal momento che si conosce che si va a lavorare solo il venerdì per il lunedì, senza quindi poter progettare la propria vita a breve e lungo termine mancando un'occupazione stabile».
GLI INTERINALI - La sindacalista chiama in correo anche le aziende: «Dovrebbero avere più responsabilità sociale. Al governo chiedo invece un meccanismo sanzionatorio più puntuale. Col lavoro in somministrazione si possono avere contratti per 12-24 mesi e le aziende non sono obbligate ad assumere a tempo indeterminato, quando non lo possono più fare cambiano il parco dipendenti, ricorrendo ad altri precari e il gioco ricomincia». I lavoratori, benché forniti di contratti a tempo indeterminato, non possono attingere a mutui e finanziamenti perché sottoposti ad agenzie interinali: «Le banche non accettano questo». Innamorati infine sottolinea come «occorra anche combattere i contratti pirata e avere un intervento organico da parte dello Stato con un nuovo statuto dei lavoratori. Il precariato determina il deterioramento retributivo e meno diritti a maternità e paternità».
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