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Data: 17/01/2024
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IL MESSAGGERO
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Settimana corta: la scuola risparmia, ma cala il rendimento

Settimana corta a scuola? Ripensiamola. L'esperimento dell'orario scolastico in cinque giorni a settimana invece che sei (ore 8-14), anche per medie e superiori trova diffidenze tra gli addetti ai lavori: «È da rivedere» dicono alcuni prof che si sarebbero pentiti. «Non si sa se la confermiamo il prossimo anno» spiegano alcune direttrici scolastiche. Mentre per altri, prevalentemente istituti tecnici e professionali la settimana corta «può andare così». Nicchiano invece i licei. La dirigente scolastica dell'Istituto Milli di via Carducci a Teramo, Manuela Divisi: «Non so se ripeteremo la settimana corta il prossimo anno, ne parleremo nei tavoli istituzionali, questo è un esperimento che può andare bene per gli istituti tecnici e professionali meno per i licei».
Per gli addetti ai lavori (tra cui anche il sindacato), con questo criterio si risparmiano fondi pubblici (bollette di luce, acqua e riscaldamento) e c'è una più lineare organizzazione del lavoro del personale. Invece, tra i contro si segnalano un orario anche pomeridiano che non permette agli studenti di concentrarsi sui compiti a casa o su attività extra scolastiche e un abbassamento dei livelli di attenzione degli alunni e del rendimento scolastico. «Noi - chiarisce Divisi - ci siamo adeguati alla settimana corta perché l'anno passato diversi ragazzi si erano lamentati delle attese, fino alle 14,30-15, per prendere il mezzo che li riportasse a casa. Questa è una ratio che appare non valida per i licei, noi non abbiamo ad esempio i laboratori, le nostre materie implicano una concentrazione molto alta per tutto il tempo, abbiamo bisogno di tempi di studio più lunghi, e quando si torna a casa a una certa ora lo studio è meno redditizio». L'ideale sarebbe armonizzare l'orario dei trasporti, cosicché gli studenti non debbano più aspettare ore prima di riprendere la via della casa, allora si potrebbe tornare al solito orario canonico: «Ne parleremo nei tavoli istituzionali con gli uffici scolastici della provincia, della regione e con Tua». Anche diversi prof, almeno quelli dei licei, chiedono il ripristino dei vecchi orari: «I ragazzi dopo un po' di ore sono distratti spiega un docente - il livello d'attenzione alla quinta ora è ai minimi termini per materie come chimica, francese o altro. Avendo il sabato e la domenica a disposizione per prepararsi, non lo fanno. Vedo tanti pentiti tra i miei colleghi, che hanno perorato all'inizio la settimana corta. Le stesse pause sono minime: due da dieci minuti. Inoltre, vengono a scuola carichi di libri». Alessandra Palombaro (Flc Cgil) asserisce che «la settimana corta è fatta anche per venire incontro alle esigenze di organico che non è così numeroso. Per la scuola primaria e dell'infanzia è l'ideale mentre per i licei occorrerebbe una miglior programmazione dei trasporti. Non la vedo come un'esperienza negativa anzi. Il problema è lo studente che torna alle tre a casa, anche sotto il profilo di educazione alimentare».

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