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Data: 25/01/2024
Testata Giornalistica:
IL CENTRO

Stellantis, i sindacati critici: «I numeri non convincono» Le sigle fanno fronte comune e chiedono maggiori informazioni all'azienda Dalla rivoluzione dell'elettrico all'occupazione e il rischio di delocalizzazione

25 gennaio 2024 il centro stellantisATESSA Un futuro "bright", luminoso aspetta lo stabilimento Stellantis di Atessa. L'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, lo ha ripetuto più volte all'interno del suo intervento sugli investimenti che attendono la Val di Sangro e l'automotive abruzzese. Ma dove c'è luce, il mondo industriale lo sa, c'è anche ombra. Sono tiepide le reazioni dei sindacati all'evento che ha scosso il settore dei motori martedì scorso con la visita, quasi a sorpresa, del numero uno del quarto gruppo motoristico del mondo. Prima di tutto perché nella scintillante e perfetta macchina organizzativa aziendale i sindacati non sono stati coinvolti. E poi perché le promesse e le attese sullo stabilimento sono state, secondo gli addetti ai lavori, fin troppo vaghe.
COSA HA DETTO TAVARES. Stellantis lancerà fra 4 settimane il progetto Pro One che consiste nel rinnovamento «senza precedenti» dell'intera gamma di furgoni, dalle piccole autovetture di carico come Doblò e Scudo, fino ai van made in Val di Sangro e ai Ram Pro Master americani che saranno elettrificati al 100%. Per i veicoli commerciali leggeri abruzzesi il plant di Atessa è considerato protagonista.Ad Atessa saranno realizzate infatti le nuove linee elettriche dei marchi Fiat, Peugeot, Citroen, Opel/Vauxhall e Toyota, tutti con lo stesso motore che arriverà invece dallo stabilimento di Pratola Serra. Sempre il plant di Atessa ha dimostrato di essere leader nel settore in Europa per le vendite e un valido punto di riferimento nel gruppo dal punto di vista della qualità, migliorata, secondo l'analisi dello stesso Tavares, di sette volte da due anni a questa parte.Ma è quello che non ha detto il manager portoghese che desta i dubbi peggiori, come l'ammontare dell'investimento nello stabilimento, il ruolo della fabbrica gemella in Polonia, nata come complementare, ma che di fatto sta rosicchiando volumi a quella che era l'unica fabbrica di veicoli commerciali leggeri. I numeri che ci si attende con l'elettrico. Lo sforzo che si chiederà all'indotto e dove ci si procurerà materie prime che non serviranno più a veicoli a motore endotermico, ma a nuove versioni a emissioni zero.
LE REAZIONI. «Quando venne Marchionne siamo stati coinvolti, martedì no». È il primo aspetto colto da Domenico Bologna, segretario Fim-Cisl Abruzzo e Molise. L'accoglienza dell'entusiasmo di Tavares è tiepida. «È confermata la centralità di Sevel (Stellantis Europe Atessa ndc), ma bisogna verificare - prosegue Bologna - e vedere cosa resta della sua capacità produttiva. Dal video illustrato alla stampa si vede che non ci saranno investimenti sulla seconda verniciatura e le immagini mostrano una sola linea produttiva dove passeranno tutti i furgoni. Questo ci conferma quello che già sospettavamo: ad Atessa non si faranno più gli oltre 300mila furgoni di una volta. Con una sola linea e una sola verniciatura si passerà da quasi 1.300 macchine al giorno a circa 900. E questo porta a dire che i 7mila dipendenti dei tempi d'oro (oggi sono circa 5mila ndc) non ci saranno mai più. Il risultato - conclude il segretario Fim - è che hanno ridotto la capacità produttiva dello stabilimento. Sono preoccupato. Ce lo aspettavamo con l'avvio della fabbrica gemella in Polonia, ma adesso bisogna vedere cosa accadrà in futuro».«Ci saremmo aspettati numeri certi - interviene Nicola Manzi, Uilm Abruzzo - e la garanzia che il progetto di un milione di veicoli annunciati da Stellantis per l'Italia si concretizzi e coinvolga anche i furgoni. E vorremmo maggiori certezze sul futuro elettrico dei Ducato, visto che il primo veicolo è stato realizzato solo martedì. Resta alta l'allerta sull'indotto altamente specializzato: va sostenuto e rafforzato anche con questa rivoluzione elettrica in corso».«Come abbiamo sempre detto - commenta un più entusiasta Gianluca Gagliardi, Fismic - il plant di Atessa ha un ruolo centrale nel piano Dare Forward 2030 grazie al suo alto tasso di efficienza. Anche il costo di trasformazione del prodotto è diminuito e ci aspettano solo sfide importanti, al di là di ciò che dicono i gufi».
FIOM/USB/SLAI COBAS. «Apprezziamo il riconoscimento espresso verso i lavoratori, ma sottolineiamo che la continua enfasi sulla riduzione dei costi rischia di danneggiare l'intero settore dell'indotto - dicono invece Alfredo Fegatelli, Fiom Abruzzo e Sameuel Lodi, Fiom nazionale -, ridurre i costi può essere una strategia a breve termine, ma è essenziale comprendere che tale approccio può avere impatti negativi a catena». «Nonostante l'incremento produttivo dei furgoni sia cresciuto dell'11% rispetto al 2022 - fa notare Slai Cobas - le condizioni lavorative e retributive restano vincolate da clausole contrattuali capestro che non hanno eguagliato i salari tedeschi. Anche la parziale e tardiva transizione all'elettrico avviata dal gruppo crea situazioni occupazionali allarmanti di "nomadismo obbligato" per i lavoratori verso i pochi siti a ciclo continuo».«Lo stabilimento di Atessa è stato, ed è, una gallina dalle uova d'oro per gli azionisti eppure le certezze per il futuro non sono chiare e ciò è dovuto anche alla nascita di uno stabilimento in Polonia che produce veicoli leggeri oltre che all'impatto della transizione energetica - rimarca Usb Abruzzo -, da quando è avvenuta la vendita di Fca, si è materializzato il pericolo che avevamo paventato, ovvero un lento disimpegno verso gli stabilimenti italiani e la loro marginalizzazione. L'unico mantra di Tavares è quello del taglio dei costi che hanno generato condizioni di lavoro sempre più pesanti anche sui lavoratori dell'indotto».

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